Cara abbonata, caro abbonato, cara spettatrice, caro spettatore,

la seconda settimana di emergenza, una delle prime esperienze di separazione dovute alla situazione che tutti conosciamo, riportava il caso di una madre e una figlia che, non potendosi incontrare, si davano appuntamento, ogni giorno, alla stessa ora, alla medesima finestra, nel luogo in cui la madre era ospite. Non potevano parlarsi. La finestra di quel luogo era costruita con un doppio vetro, fisso, non vi era possibilità di apertura.

Ma anche senza parole, madre e figlia comunicavano. In un linguaggio tutto loro, costruito dalla necessità. Forse non tutto ciò che voleva essere trasmesso sarà stato recepito. Saranno state necessarie ripetizioni di gesti, di posture, di atteggiamenti, alcuni codificati dal loro stare insieme, altri “improvvisati” lì per lì. Alla fine madre e figlia, approvando con un saluto quanto era emerso di importante nel loro incontro, si davano appuntamento al giorno dopo, alla stessa ora, nel medesimo luogo. Non sappiamo se lo stanno ancora facendo.

È stata, oltre che un generoso e commovente frammento di vita, una grande lezione di teatro. A volte non serve parlare, a volte possiamo anche non capire tutto, a volte un gesto, una postura, un atteggiamento sono più chiari di una parola. A volte è più importante la voglia di ritrovarsi.

Di rifare comunità.

Buona Pasqua a tutti

A presto

Il Teatro delle Ali